C'è questa famiglia di padre, madre e tre figli post-adolescenti (due femmine e un maschio, tutti privi di nome) che se ne sta in un villino recintato nel mezzo del fottuto nulla. E' il padre che li ha recintati lì dentro. Dalla nascita.
Dalla casa esce solo il padre per le seguenti ragioni:
- comprare cibarie;
- fare lavori di dubbio interesse per tirar su un po' di grana;
- procurare delle puttane al figlio maschio che avendo scollinato oltre i 14 anni stava cominciando a farsi delle domande sul perché dal suo pene ogni tanto uscisse della vinavil.
O anche per tornare in queste condizioni:
Non essendoci né internet né la tv, i tre giovani non hanno granché da fare, per cui si adoperano da par loro. C'è chi gioca a inspirare anestetici da un panno umido, chi usa le cesoie per accarezzare un gatto indefesso e chi si diverte a mettere pollici sotto l'acqua bollente per vedere quanto resiste prima di perderne l'opponibilità.
Il diversivo più grande rimane comunque un inesistente fratello che dovrebbe vivere al di là delle mura che cingono la casa e a cui ognuno si rapporta in maniera diversa. Lo si può prendere a pietrate come anche lanciargli fette di torta per aiutarlo a sopravvivere.
Nel frattempo i genitori educano la prole con test a crocetta e registrazioni in cui danno significati alternativi alle parole (ad esempio, zombie = piccolo fiore giallo), di modo che essi non sospettino che fuori c'è qualcosa di figoso e anzi si beino della loro condizione di figli ben protetti.
Una delle figlie dopo che sua madre le ha chiesto
di coglierle qualche zombie profumato
Solo che a un certo punto la puttana che viene per far orgasmare il maschio comincia a barattare oggetti provenienti dal mondo reale con leccate di figa da parte di una delle due femmine. E da lì è il parapiglia: coltellate, pesca sportiva in una piscinetta per lattanti, qualche incesto, gente che lancia videoregistratori e addirittura una meritevole imitazione del match Rocky vs. Apollo Creed.
Il finale agghiacciante spiega il titolo.
Tratto da una pippa mentale senza precedenti, questo ambizioso film greco strizza l'occhio a Solondz, al primo Von Trier, a Pasolini e a qualche porno con Ava Devine. Sa di capolavoro, forse non lo è, ma certo non si può rimanere indifferenti di fronte alla sequela di scene ammorbanti e all'ingenuità (o forse all'idiozia) dei personaggi che lo abitano. Disturba su un piano etico e concettuale, prima che visivo.
Per quelli che non si accontentano mai, interessante anche la lettura socio-politica: popolo asservito a un governo che non lascia passare le info, finché non arriva lo straniero che corrompe i cittadini e il giochino si rompe.
Guardatelo e non sentitevi in dover di ringraziarmi.
Giudizio critico: ***/